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Le recensioni che abbiamo scritto su alcuni dei nostri film polacchi preferiti

Ingenui perversi

Wajda guarda Ingenui perversi come immagino un regista guardi quel film “che non gli è venuto bene”. E lo stesso fa Skolimowski, che ha scritto la sceneggiatura.

 

Bisogna dire innanzi tutto che Wajda di solito scrive le sceneggiature ma non le segue, a volte non le guarda nemmeno per tutta la durata della produzione del film. Bisogna dire che in questo caso la sceneggiatura, come ammette egli stesso, l’ha seguita alla lettera.

 

Bisogna dire che non so se esista anche solo un film di Skolimowski, magari escludendo quelli del nostro millennio, che Skolimowski e soprattutto i suoi produttori non guardino come quello “che non gli è venuto bene”.

 

Pare che il giovanissimo Jerzy, che era sul set di Ingenui perversi come “apprendista”, con grande faccia tosta abbia criticato il lavoro del Guru Wajda e questi l’abbia sfidato a scrivere lui la sceneggiatura. E Skolimowski l’ha fatto davvero. E in una sola notte.[1]

 

Forse era volere troppo aspettarsi un risultato che accontentasse tutti da questo esperimento che ha provato a mettere insieme, nello stesso film, due personalità così diverse come Skolimowski e Wajda.

 

Due persone che appartengono a due diverse generazioni. Sì, hanno solo 12 anni di differenza, ma mi sento di affermare che appartengono a due diverse generazioni per due motivi: prima di tutto perché Wajda ai tempi della guerra era già un ragazzo, mentre Skolimowski era un bambino, e secondo perché Wajda appartiene alla cosiddetta Scuola Polacca, mentre Skolimowski fa parte della successiva “Nowa Fala”, ovvero della Nouvelle Vogue Polacca: due mondi diversi.

 

Molti film di fine anni ’50 o degli anni ’60 trattano il tema del confronto critico tra la generazione di chi durante la guerra era adulto, e quindi partecipe e responsabile, e quella di chi la guerra l’ha subita e guardata con occhi senza colpa. Forse l’impossibilità di conciliare queste due generazioni, che in quegli anni proprio non riuscivano ad andare d’accordo, era dovuta ad una questione di colpevolizzazione e di responsabilità?

 

Resta il fatto che Wajda e Skolimowski si sentono due pesci fuor d’acqua a lavorare insieme, e così Skolimowski scrive una sceneggiatura senza convinzione, mentre Wajda non riesce a metterci del suo quanto vorrebbe e segue questa sceneggiatura alla lettera perché proprio non riesce a sentirsela addosso.

 

Il risultato, lasciatemelo dire, non accontenterà i creatori ma accontenta chi guarda il  film! Ingenui perversi riunisce in sé la meraviglia dei dialoghi e delle domande senza risposta di Skolimowski e l’altra meraviglia che è la maestria di Wajda con la macchina da presa.

 

Aggiungiamoci un’attrice adorabile, e nel contorno tutte le star degli anni 60 polacchi:

 

Zbigniew Cybulski, eroe romantico di Cenere e Diamanti, detto il James Dean polacco, ma che alla fine fa sempre il suo personaggio un po’ impacciato, anzi direi quasi imbranato, e non proprio fortunato con le donne.

 

Tadeusz Łomnicki, qui protagonista con i capelli ossigenati. Impossibile descrivere a parole quanto è unico e prezioso questo attore, che reciterà fino a tarda età, morendo proprio durante un monologo a teatro.

 

Lo stesso Jerzy Skolimowski, col suo immancabile pugilato e la sua immancabile bottiglia di Wodka. E poi Krzystof Komeda, che dice solo una frase, “E’ già la fine”, ma lascia il segno per la sua bellezza e per la sua musica che avvolge tutto il film un un’aura inconfondibile. Bogumil Kobiela, l’icona grottesca del cinema polacco, e non manca il piccolo Polański, che fa la solita parte del ragazzino scavezzacollo…

 

E tutto condito con una leggerezza, una tale assenza di palpabilità… sì, è un film impalpabile, leggero, divertente che lascia un bellissimo senso di incompletezza, ma anche freschezza e serenità.

 

E’ un film completamente giovane e fresco, che è tale a maggior ragione se si considera il momento in cui è stato girato: un momento di delusione, di cattivo umore, di mancanza di speranza e di illusioni perdute. Un momento in cui quasi non si spera nemmeno più nella libertà.

 

E nonostante il periodo storico, e nonostante ci si trovi in Polonia in quegli anni in cui non si parlava che di guerra, nonostante sia proprio Wajda il regista, che come è ben noto non si occupa di frivolezze… nonostante tutto questo non si fa nessun accenno alla storia, o alla politica, o allo stato d’animo comune in quel periodo.

 

Beh, non è proprio vero. C’è una piccola frase buttata lì da Pelagia, in una conversazione che, come chiaramente descritto nei cinque punti da seguire per un perfetto primo appuntamento, “deve essere seria”:

 

Dicono che la nostra generazione non vede niente oltre a se stessa. Forse hanno ragione, ma come potrebbe essere diverso… dal momento che tutti noi giovani non abbiamo illusioni?[2]

 

Dice Wajda nel suo sito: Ingenui perversi è uno dei pochi film politicamente neutrali che ho fatto. E tuttavia le autorità dell’epoca di Wladyslaw Gomulka hanno avuto un’opinione diversa sul soggetto innocente di un giovane dottore che adora i bei calzini e le sigarette di buona qualità, che ha un registratore dove registra le sue conversazioni con le fidanzate, e ha solo una passione: suonare le percussioni nella Jazz Band di Krzystof Komeda. Gli ideologi e gli educatori comunisti hanno trovato il soggetto più problematico di quanto non fosse l’Armia Krajowa o l’insurrezione di Varsavia.[3]

 

Sì, certo, sappiamo che la censura da quelle parti ragionava a modo suo, sappiamo anche che senza alcun dubbio il tono e l’atmosfera del film sono ben diversi dal tono e dall’atmosfera della realtà in cui si collocavano, e soprattutto dal tono e dall’atmosfera che si voleva mantenere in Polonia.

 

E’ un film così atipico, così fuori posto e allo stesso tempo così… appropriato. E’ uno spaccato della vita della gioventù degli anni sessanta. Certo, non si tratta di una gioventù qualunque, ma di quella gioventù davvero al di sopra della media, quella fortunata, quella eletta, composta da artisti di vario genere.

 

In tutto questo, però, c’è una certa amarezza di fondo che comunque in qualche modo si sente nel film. Forse a causa dello sfondo di quella Varsavia in ricostruzione, piena di calcinacci e polvere…

 

Forse è il fatto che di tutti quei ragazzi pieni di vita e speranze, troppi sono morti di lì a poco tragicamente, troppi non hanno avuto il successo che si meritavano, troppi hanno dovuto emigrare… e si sa che i polacchi che emigrano raramente sono felici.

 

Quel che sento ogni volta che vedo questo film, che oramai conosco quasi a memoria, è che vorrei entrarci dentro, come Mia Farrow in La rosa purpurea del Cairo. E quando finisce mi rimane la nostalgia di un tempo e di un luogo che non esistono più, anche se quel tempo e quel luogo io non ci sono mai stata.

 



[1] Dall’intervista del 23/10/2010 a Jerzy Skolimowski sul settimanale Cooltura che si trova on line all’indirizzo:

https://www.emito.net (come visualizzato ad aprile 2013).

[2] Battuta di Pelagia in Ingenui perversi, traduzione mia

[3] Dal sito ufficiale del regista, www.wajda.pl come visualizzato ad aprile 2013