MENU POLSKI KOT

IL CINEAMATORE

il sito del Cinema Zuta

Google
SW

ZUTA RACCONTA POLANSKI

Le piccole recensioni scritte in occasione di ZUTA RACCONTA POLANSKI al Polski Kot

Elementi che generano inquietudine:

Camicia da notte, testa di coniglio nella borsetta, gli oggetti sulle mensole nell'ultima scena, le crepe sui muri, la crepa in strada che fa pensare che lei potrebbe non essere mai uscita.

Immedesimazione nella protagonista:

Impossibile

Elementi che generano inquietudine:

La follia crescente del protagonista, la civetta, la solitudine, la pazzia degenerativa cronicizzante, la musica, i dialoghi, gli ampi spazi vuoti, la mancanza di suoni, il ticchettio, le galline, lo starnazzare, il disordine, i passi che risuonano, gli occhi di Pleasence, l'elemento "reale" che declina nella follia

Categorizzazione del film:

Molto difficile: Grottesco, comico, tragico, noir, thriller

Elementi che generano inquietudine:

Il ticchettio, l'uomo che trapana la porta, la casa, i personaggi, spazi chiusi, musica, fotografia sempre meno nitida

La musica:

Azzeccata, rende le scene inquietanti, a volte la musica si confonde con i rumori creando inquietudine, stesso tema ripetuto con diversi strumenti e colori

Elementi che generano inquietudine:

Nessuno, sembra un film comico, la corona insanguinata, i continui cambiamenti metereologici

Cosa è piaciuto:

Le riflessioni dei personaggi, le streghe, il modo grezzo di mangiare dei personaggi

Elementi che generano inquietudine:

Simon Choule in ospedale, Trelkowski che porta il pattume giù dalle scale, le persone che vede dalla finestra, il susseguirsi di situazioni assurde (es: schiaffo al bambino che ha perso la barca), Trelkowski che si veste da donna e che si immagina di venire strangolato, la casa, i vicini, il padrone di casa, la follia incomprensibile del protagonista, il dente, l'appartamento che diventa sempre più lungo e Trelkowski che diventa sempre più piccolo fino a diventare più basso di una sedia, la "mummia" che si toglie le bende nel bagno.

E' una commedia?

Potrebbe sembrare di no, ma trovo che in questo thriller ci sia un umorismo tragico e folle, bellissima la scena finale. Sono assolutamente d'accordo sull'umorismo, definirei il film "commedia noir". Dipende come lo si vuole interpretare, il lato comico c'è ma prevale la crescente follia. Direi proprio di sì, il film non è certamente una commedia, gli spunti comici sono distribuiti qui e là ma non servono a stemperare il clima inquieto. Il film trasmette angoscia e fa pensare. Secondo me il film è tragicomico, riesce a mettere inquietudine e far ridere allo stesso tempo.

Elementi che generano inquietudine:

Alcuni personaggi: la cameriera giapponese, i guardiani all'ingresso della villa, la musica, sempre molto coinvolgente, il passamano del bigliettino, la macchina abbandonata sul traghetto, le ciabatte sotto il letto, la musica ispirata al minimalismo che ben si sposa con il "non luogo" incui si svolge il film.

Il finale è troppo veloce?

Polanski spesso, come ne La morte e la fanciulla, chiude il finale velocemente. Lo fa anche in questo film, ma qui risulta più naturale. Bella la fine con l'uccisione fuori campo, belli i fogli che volano.

Elementi che generano inquietudine:

La violenza nei gesti, l’aggressività dei genitori del teppista, i tulipani, la scena finale con il criceto, la torta, la dipendenza (cellulare, coppia, alcol, pulizia), il finto buonismo iniziale, le persone a contatto nella stanza

In quali particolari viene evidenziata la precisione microscopica di Polanski?

Nella gestione dello spazio; nei libri d’arte, nel cellulare che vibra e si sposta sotto il fiore; Jodie Foster nello specchio; tutto; corridoio; Penelope che riordina la camera; il criceto finale: lui è fuori dalla gabbia; nelle zone ascensore e bagno; le inquadrature in primo piano di Jodie Foster mentre piange e diventa isterica.

Per scaricare il volantino fare "click" col pulsante destro del mouse e "Salva Immagine con nome..."

 

Calendario

Titolo Anno Data Incontro
Repulsion 1965 29 ottobre 2015
Cul de sac 1966 12 novembre 2015
Rosemary's baby 1968 26 novembre 2015
Macbeth 1971 17 dicembre 2015
L'inquilino del terzo piano 1976 14 gennaio 2016
La morte e la fanciulla 1994 11 febbraio 2016
L'uomo nell'ombra 2010 3 marzo 2016
Carnage 2011 17 marzo 2016

 

Tutti gli eventi si terranno alle ore 21.00 al Polski kot, in via Massena, 19 a Torino.

 

Polanski scrive Repulsion insieme a Gérard Brach, con cui stava lavorando a Cul de Sac. Per trovare finanziamenti per quest’ultima pellicola il regista aveva già contattato la Paramount Pictures e la British Lion Films, ma nessuna delle due aveva accettato.

 

I due autori vengono a sapere che la Compton Pictures, società che produce film pornografici, sta cercando un horror da produrre. Scrivono velocemente la sceneggiatura di Repulsion e la Compton acconsente a stanziare il contenuto budget di  65.000 sterline.

 

Se si chiede al regista perché ha girato questo film, risponde di averlo fatto perché aveva bisogno di soldi e aggiunge che il risultato non è stato per lui soddisfacente a causa della mancanza di soldi e tempo.

 

In realtà è evidentemente troppo modesto nel giudizio, perché nel film sono già perfettamente riscontrabili le numerose qualità positive del regista, come la sua capacità impareggiabile di generare suspense e inquietudine, il suo fiuto nello scoprire attrici che diventeranno dive e la sua maestria nel girare film con pochissimi personaggi, in cui tutto si basa sui rapporti di forza tra di essi.

 

Qui il personaggio per la maggior parte del tempo è solo uno e il film si regge sulla sua relazione con le proprie fobie e i propri incubi. Relazione che va progressivamente degenerando fino a sfociare nella pura follia. L’interprete di questa figura controversa è una giovanissima  e sconosciuta  Catherine Deneuve che dà prova di un talento formidabile.

 

Ne Il coltello nell’acqua i personaggi erano tre e tutta l’azione si svolgeva su una barca senza che si scorgessero altre persone. In Repulsion la maggior parte del film si svolge in un appartamento e il personaggio è quasi sempre solo alle prese con la propria follia. In Cul de sac il luogo in cui si svolge l’azione è il castello di Lindisfarne, sulla costa est dell’Inghilterra: quando la marea è alta è completamente circondato dal mare. Qui pare che Walter Scott abbia scritto Rob Roy.

 

Anche in questa pellicola i personaggi per la maggior parte del tempo sono pochi e isolati dal mondo, e anche qui come nel suo primo lungometraggio Polanski gioca con un rapporto a tre. Lo stesso si ripeterà nel 1994 con La morte e la fanciulla.

 

Il titolo in Germania è stato tradotto con Wenn Katelbach kommt (Quando arriva Katelbach), che potrebbe suggerire qualche analogia con Aspettando Godot di Beckett. In effetti, così come nel corto Il grasso e il magro, anche in questo film uno spettatore attento potrebbe trovare diverse analogie con i temi e l’estetica Beckettiani. Gli stessi personaggi, caratterizzati in modo grottesco come accade nel caso del gangster interpretato da Lionel Stander, sembrano usciti da una qualche opera teatrale dell’autore irlandese.

 

I temi ricorrenti del cinema di Polanski ci sono tutti in questo film che è forse uno dei più Polanskiani. Il regista, infatti, lo considera il suo migliore, quello in cui è riuscito ad esprimersi in modo più indipendente.

 

La musica di Krzysztof Komeda, così come ne Il coltello nell’acqua, è uno degli elementi più importanti. Il film vince l’Orso d’oro a Berlino.

 

Uno dei personaggi principali di questa pellicola è il palazzo in cui si svolge l’azione, The Bramford, nome di finzione che il regista dà all’edificio ”Dakota” a New York, una costruzione storica che ospitava e ospita tuttora l’alta società dell'Upper West Side, e nella quale hanno abitato numerosissime persone famose e molte altrettanto illustri avrebbero voluto abitare. In esso anni dopo vivrà John Lennon, e davanti al suo ingresso principale verrà ucciso nel 1980.

 

Guy e Rosemary Woodhouse, i protagonisti del film, decidono di affittarvi un appartamento. Il palazzo è abitato da persone molto anziane, e cose poco chiare, per non dire diaboliche, vi sono accadute in passato.

 

La curiosità riguardo alle storie passate accadute nella propria casa ritorna in vari film di Polanski, diventando il soggetto ne L’inquilino del terzo piano. Come anche in Rosemary’s Baby, sembra quasi che i protagonisti, colpevoli soltanto di abitare in un determinato appartamento o di dormire in una certa stanza, siano destinati ad avere lo stesso tragico destino di chi vi viveva prima di loro.

 

Rosemary’s baby è considerato uno dei film più spaventosi della storia del cinema, effetto dato da una prima parte girata in modo molto realistico. È inquietante il fatto che pochi mesi dopo l'uscita della pellicola il regista perderà, per mano della setta di Charles Manson, la moglie incinta di otto mesi.

 

Adattamento rabbioso, sanguinario e violento della tragedia di William Shakespeare, girato da Polanski dopo il drammatico omicidio della moglie incinta di otto mesi da parte della setta di Charles Manson. La scrittura della sceneggiatura avviene in collaborazione con il grande critico teatrale e drammaturgo Kenneth Tynan, creando una delle più autentiche versioni cinematografiche della tragedia.

 

Le riprese sono state effettuate per la maggior parte in Galles, anche se in alcune si riconoscono i luoghi di Cul de sac nell’isola di Lindisfarne. L’atmosfera, supportata da una fotografia ricca di rossi intensi, è tetra e inquietante ma perfetta; i soliloqui sono stati trasformati in voci fuori campo, che spesso vengono montate sui volti degli stessi personaggi che tacciono, permettendo allo spettatore di entrare nei pensieri dei personaggi in modo stranamente realistico.

 

Una scelta davvero interessante è l’attenzione rivolta dal regista e dal co-sceneggiatore alla figura di Ross: infatti, pur non aggiungendo a questo personaggio secondario alcuna battuta che non fosse presente nel testo originale, i due autori riescono con pochi tocchi a trasformarlo da innocuo e insignificante in perfido, abile negli intrighi, complice di Macbeth nell’omicidio di Duncan e successivamente traditore.

 

Il suono è composto da silenzi innaturali e dilatati e alternati a suoni amplificati, un po’ come accadeva in Repulsion. La musica è composta dai brani di un album del 1972 dal titolo Music from Macbeth, composto da una band progressive rock che si chiama Third Ear Band.

 

Per la terza volta Polanski dirige un film su un appartamento stregato o dotato di poteri malefici: I due precedenti erano Repulsion e Rosemary’s baby. Il primo ha in comune con L’inquilino del terzo piano la degenerazione progressiva del protagonista verso la follia, il secondo la presenza di vicini sadici e maligni.

 

Le immagini, grottesche, sono accompagnate da un sonoro insolito e inquietante: il suono predominante è quello di uno strumento rarissimo che si chiama armonica di vetro, mentre l’entrata in scena del protagonista, l’immigrato polacco Trelkowski, viene accompagnata dalle note stentate di un pianoforte stonato che mette i brividi. Questo incipit ricorda quello di Pętla, Il cappio, del regista polacco Wojciech Jerzy Has del 1957, sul cui sfondo si ascolta un violino che ripete senza sosta le stesse note stonate. Ricordano Pętla anche la circolarità della storia e l’atmosfera surreale e inquietante.

 

Lo spunto letterario è il romanzo Le Locataire chimérique di Roland Topor, adattato da Gérard Brach e dallo stesso Polanski che vediamo anche recitare nei panni del protagonista in uno dei suoi ruoli più interessanti. Nel cast vi è anche una bambina interpretata da Eva Ionesco, figlia della fotografa Irina Ionesco e, a 11 anni, modella più giovane mai apparsa su Playboy.

 

In Monsieur Klein di Joseph Losey, il protagonista scopre durante il nazismo di avere un omonimo ebreo e ne viene a tal punto sconvolto da decidere di salire sul treno dei deportati in partenza. Questo impulso di immedesimazione autodistruttiva è davvero simile a quello di Trelkowski. Cosa curiosa, questi due film, ugualmente geniali, sono dello stesso anno ed entrambi girati a Parigi.

 

Il motivo de “la morte e la fanciulla” veniva utilizzato spesso dagli artisti rinascimentali, in particolare  in  pittura e in musica. Franz Schubert lo riprende per ben due volte: prima in una canzone del 1817 e poi in un quartetto per archi del 1824. In pittura viene scelto anche da artisti come Egon Schiele e Edvard Munch.

 

Nelle mani di Vladimiro Ariel Dorfman, saggista, drammaturgo e attivista di sinistra nato a  Buenos  Ajres e trasferitosi in Cile nel ’54, diventa un dramma teatrale. Consulente artistico di Salvador Allende, Dorfman emigra a fronte del golpe di Pinochet e da esule si dedica anima e corpo alla lotta per i diritti umani. Nel 1990 scrive La morte e la fanciulla, sui maltrattamenti inflitti in carcere ai prigionieri politici durante il regime di Pinochet.

 

Nel suo adattamento cinematografico Polanski annulla completamente il carattere politico dell’opera, eliminando qualunque riferimento a luoghi o tempi definiti e rendendolo più simile ad una riflessione universale sulla violenza e sul tema della vendetta.

 

Il film è girato come un thriller con qualche tocco di horror e si regge esclusivamente sui dialoghi e sulla tensione tra i personaggi, mentre il pubblico continua a chiedersi quale sia la verità e cosa eticamente sarebbe giusto o sbagliato fare nei panni dei personaggi. Grande importanza ha anche la musica di Wojciech Kilar, che al quartetto di Schubert aggiunge tre  temi: Paulina’s Theme, Confession e  Roberto’s Last Chance.

 

Come in Cul de sac il film si svolge su un’isola in cui il protagonista si  ritrova preso in  ostaggio, anche se questa volta la location non è l’isola di Lindisfarne ma quella di Sylt in Germania.

 

Come ne L’inquilino del terzo piano il protagonista si trova ad occupare la stanza di qualcuno che è appena morto di morte violenta, e ad essere progressivamente spinto dalle circostanze e dalle persone che lo circondano a ripercorrere i passi del suo sfortunato predecessore.

 

Un film quasi profetico, considerato che appena terminate le riprese Polanski viene arrestato in Svizzera e si trova a doverlo montare nel suo chalet, “preso in ostaggio” agli arresti domiciliari.

 

Di nuovo emerge il talento del regista per il thriller sullo sfondo del mare tempestoso e delle spiagge ventose di Martha's Vineyard in Massachusetts, che nella realtà appartengono, appunto, all’isola di Sylt.

 

Si tratta questa volta di un thriller a sfondo politico incentrato sulla figura di Alan Lang, personaggio che rimanda in qualche modo a Tony Blair e alla sua politica antiterrorismo. Interpretato magistralmente da Pierce Brosnan, Lang assume un “ghost writer”, vero protagonista del film, a sostituire il precedente che è appena scomparso in circostanze misteriose.

 

Il “ghost writer”, che nella pellicola rimane senza nome, è un bravissimo Ewan McGregor, mentre la sceneggiatura è scritta in collaborazione con Robert Harris, autore del romanzo stesso su cui è basato il film, The ghost writer del 2010.

 

Di nuovo un film con pochissimi personaggi e girato nello spazio limitatissimo di un appartamento, basato esclusivamente sui dialoghi e sulla tensione tra i personaggi. Se è vero che quando si guarda un film di Polanski sembra di essere a teatro, in Carnage questa sensazione è ancora più forte.

 

Non a caso, infatti, la pellicola è basata proprio su un’opera teatrale, dal titolo Il dio del massacro, della drammaturga e scrittrice francese Yasmina Reza. Quest’ultima collabora anche con il regista per la stesura della sceneggiatura.

 

Un po’ come accadeva ne L’uomo nell’ombra nelle scene iniziale e finale girate a Londra, due sequenze in esterno fanno da cornice al film. Sono scene mute riprese con un campo lunghissimo in cui si scorgono i figli delle due coppie antagoniste, oggetto della discussione e protagonisti assenti del film. Uno di essi è interpretato dal figlio adolescente dello stesso regista.

 

In questo caso Polanski abbandona la combinazione a lui così cara del gioco a tre personaggi, che abbiamo già visto ne Il coltello nell’acqua, La morte e la fanciulla e Cul de sac, e tenta la mossa vincente di provare un gioco a quattro, che gli permette forse una maggiore libertà nel creare diverse combinazioni di alleanze e rivalità.

 

Gli attori sono insuperabili: una straordinaria Kate Winslet, una tesa e rabbiosa Jodie Foster, un apparentemente pacifico John C. Reilly e infine un ironico, cinico e a volte odioso Christoph Waltz, che un paio d’anni prima di questo  film,  dopo  la  sua  lunga carriera di  attore in Germania, viene scoperto e "reso universale" dal grande Tarantino nel personaggio poliglotta, comico, crudele e imprevedibile di Hans Landa.