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ARCHIVIO EVENTI DEL CINEMA ZUTA

La documentazione raccolta dal Professor Algo per i nostri eventi al Cinema Zuta

Evento 1 del 12 gennaio 2020

 

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Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vita familiare

 

1) Film su un mondo in disfacimento e sul potere ammorbante della famiglia. Bravissimi gli attori e il regista, bravo Olbrychski che nonostante una certa impassibilità incarna benissimo l’incubo di essere buttato in una realtà che da anni si cerca di dimenticare. Bello anche come viene ritratta la casa che si disfa, si rompe, come un essere vivente, vive di vita propria corrompendo tutti quelli che ci vivono, come se avesse un’anima maligna.

2) Evviva l’ape Maja che vola di albero in albero; tutto bellissimo tranne il ritratto dell’intelletto di Marek che non è assolutamente verosimile. La scelta di lasciare lì Maja e andarsene è chiaramente surreale!

3) Il film è interessante e fatto molto bene. Apprezzo la regia e l’accompagnamento musicale ma soprattutto il ritratto della “mollezza”, della vacuità e della pigrizia dei costumi polacchi che ritengo chiaramente realista e giustamente materialista. Evviva l’Unione Sovietica!

4) Il personaggio più riuscito del film è quello che non c’è, quello della mamma che è andata via e scrive una lettera al mese da un posto che non c’è. È la rappresentazione più estrema di un qualcosa che, nonostante gli sforzi, non riesce a venire meno. Potrebbe dileguarsi e basta. Invece in questo modo la sua presenza è tangibile e riesce a fare anche il verso a chi rimane sul fatto che lei è riuscita ad andarsene e loro no.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Paolo.

 

Evento 2 del 16 febbraio 2020

 

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Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Kansas City

 

1) Teatro al cinema: sia nei contenuti che nella forma romantico. Dolce e duro sempre estremo come al teatro le sequenze iniziali con il volto bianco di Blondie e la maschera di Pussy il nero fumo sul volto di Johnny i bianchi e i neri… Come deve essere al teatro sempre.

2) All that jazz! Bellissima la colonna sonora. Due protagoniste bravissime nella confusione totale. A tratti comica, a tratti commovente. Della situazione che, a sua volta rispecchia bene allo smarrimento morale ed esistenziale di una nazione in quegli anni.

3) Non amo particolarmente Altman e non amo particolarmente il jazz. Quindi la prima mezz’ora è stata un po’ problematica. Poi invece mi è piaciuto. Un film durissimo dove tutto va dove deve andare senza sconti. Il tutto riuscito grazie al jazz, dà una patina di spensieratezza. Il messaggio non è nuovo: tolta l’aura di rispettabilità l’America profonda non è che sopraffazione e violenza. Ma qui il concetto è reso con straordinaria forza espressiva. Si può anche osservare che, con l’immagine che dà dei democratici, il film non credo abbia agevolato molto la rielezione di Clinton alle presidenziali del ‘76.

4) Mi è spiaciuto che finisse così male anche perché il film in sé non è tutto drammatico ci sono battute barzellette e poi c’è il jazz, un po’ troppo forse. Invece l’unica cosa che si risolve positivamente è il rapimento della Stilton, ma forse neanche quello, dal momento che lei e il marito non si amano.

5) Altman racconta una giornata di voto negli stati del Sud, anni 30, la democrazia che da lì a un decennio salverà il mondo dalle dittature mostra il suo volto migliore: il jazz. Tutto il resto è mafia! Anche Bellafonte sembra Brando nel Padrino.

6) Il film mi è piaciuto molto, trovo che abbia descritto e ricostruito il periodo storico corrispondente al reale; molto triste pensare alla corruzione il degrado morale politico che già c’era. La colonna sonora è molto bella. Le due attrici brave.

7) Film piacevole divertente. La dispersione narrativa di Altman cui è contenuta in modo da rendere mobile la narrazione.

8) Che dire, sinceramente un film con un buon ritmo! Bella l’interpretazione delle due protagoniste PS da segnalare: la svampita non era la bionda.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Mauro, Daniele, Daniela, Giusi, Enrico, Nevia.

 

Evento 3 del 15 marzo 2020

 

Il Cinema Zuta non si dà per vinto, neanche in tempi bui in cui l'isolamento ci affligge. Ecco il primo evento Smart! Un evento via Skype, organizzato in modo un po' diverso dal solito, ma che ricalca e riprende quasi tutte le usanze tipiche degli altri eventi... compresa la merenda!

 

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Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I film visti dai partecipanti con i relativi bigliettini

 

La caduta degli dei , Luchino Visconti, 1969

Scarface , Brian De Palma, 1983

Eyes wide shut , Stanley Kubrick, 1999

Pride , Matthew Warchus, 2014

L’allenatore nel pallone , Sergio Martino, 1984

Motherless Broolyn , Edward Norton, 2019

Il padrino , Francis Ford Coppola, 1972

Dune , David Lynch, 1984

 

1) (Dune) Il film esce nel 1984, un grande regista, anzi grandissimo, ottimi attori, tratto da un romanzo considerato impossibile da trasporre sul grande schermo. Musica colta mista a pezzi originali dei TOTO, eseguita dalla orchestra sinfonica di Vienna. È vero il romanzo non poteva essere trasposto sul grande schermo.

2) (Pride) Amo le commedie inglesi. Questa, tanto per cambiare, è geniale, delicata, di contenuto, esilarante, coinvolgente. Colonna sonora da urlo, da dance floor sul divano. Empatica e anche nostalgica. Uno spaccato esemplificativo di società, politica, umanità.

3) (Scarface) Il film mi è piaciuto, ma non mi ha fatto impazzire particolarmente: sarà perché questo non è il mio solito genere. È la storia di un uomo (interpretato da Al Pacino) che riesce ad arrivare al successo facendosi strada nel mondo dell’illegalità, ma alla fine tutto ciò che ha costruito e tutte le amicizie strette gli si ritorceranno contro portandolo alla morte. Il protagonista è un uomo che aspira a qualcosa di più nella propria vita, ma una volta ottenuto ciò che desiderava non ha saputo fermarsi e, come gli ripete sempre il suo migliore amico durante il film, non si è accontentato. Alla fine del film si percepisce la sua profonda disperazione dovuta a delle scelte troppo impulsive e alla perdita di chi ama (la moglie, la sorella, il miglior amico) e muore così nella sua villa in seguito ad una assalto dopo aver conquistato il mondo, come ci ricorda la scritta sul globo nell’ultima scena.

4) (L'allenatore nel pallone) Film dell 1984 che conserva intatta la freschezza e il rigore che solo i grandi capolavori senza tempo del grande cinema sanno offrire. Una trama semplice che funge da spunto per una rigorosa analisi sociologica delle nostre comunità partendo dal suo elemento essenziale: il calcio.

5) (Motherless Brooklin) Un noir con un bel sottofondo jazz, un’ambientazione che mi ha ricordato Kansas City di Altman, forse perché l’avevamo visto da poco… nonostante questo film sia ambientato una ventina d’anni dopo. Buona regia devo dire considerato che chi dirige questo film non è tanto conosciuto come regista quanto come attore. Bellissimi ambientazione e costumi e alcuni personaggi. Tocca tutti i cliché del noir ma con un certo nonsoché. Attoroni pazzeschi nel cast, che tuttavia hanno parti molto ridotte.

6) (Il padrino) Un cast eccezionale per uno dei film più belli della storia del cinema. Una metafora sul potere di straordinaria intensità dagli Stati Uniti alla Sicilia; la scelta di un uomo che doveva avere un altro destino, tra affetti famigliari, onore, violenza e desiderio.

7) (La caduta degli dei) Signori, l'inferno è servito. Non è un Horror, beninteso, ma il racconto della decadenza di una ricca famiglia industriale tedesca durante l'ascesa e la caduta del Nazismo. l'attore feticcio di Visconti, il bel Helmut Berger, è il Male.

8) (Eyes wide shut) Una giovane donna, felicemente sposata, confessa al marito un tradimento solo immaginato, ma con un’intensità che lascia l’uomo di stucco. Reso furioso dalla gelosia, l’uomo tenta a sua volta (invano) di tradire la moglie, trascinandosi per un’intera notte in avventure sempre più assurde. Alla fine, tra chiarimenti e confessioni, la felicità coniugale verrà ripristinata. Una trama da niente (malgrado l’origine letteraria) ma un film che, a parte la scena finale (che è lì lì per rovinare tutto) ho sempre ritenuto bellissimo. Non tanto per l’aspetto, diciamo così, psicanalitico, che non ha nulla di particolarmente nuovo (il solito “rimosso” che si nasconde anche nelle famiglie più irreprensibili), quanto per la capacità (già sperimentata) del regista di lavorare al confine tra umano e inumano, tra animato e inanimato. I corpi nudi (femminili, per lo più, ma non solo) sono poco più che statue animate, quando non addirittura (simili a) bambole gonfiabili. E quando uno di questi corpi muore, e lo si mostra all’obitorio, il film raggiunge forse la sua punta espressiva, diventando, attraverso le immagini, una tragica riflessione sulla vita e la morte, sulla bellezza femminile e la sua fragilità.

9) (Pride) Cosa unisce una comunità di lesbiche e gay con quella dei minatori? apparentemente nulla eppure la solidarietà che si è creata tra queste due realtà in Inghilterra a metà degli anni '80 ha cambiato la storia, tra tante paure, scontrandosi con i pregiudizi delle persone, avendo a che fare con la violenza sia della gente che delle istituzioni. Nonostante tutto.

10) (La caduta degli dei) l'ho scelto pensando a Fassbinder per seguire il gioco di trovare le fonti che hanno ispirato i registi che ci piacciono. La caduta degli Dei ha tutti gli ingredienti dele ricette di Fassbinder. (c'è anche Umberto Orsini giovane e bravo).

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Mauro, Daniele, Daniela, Enrico, Paolo, Patrizia, Alice, Nevia.

 

Evento 4 del 29 marzo 2020

 

Il Cinema Zuta non si dà per vinto, neanche in tempi bui in cui l'isolamento ci affligge. Visto il grande successo del precedente, un altro evento Smart! Un evento via Skype, organizzato in modo un po' diverso dal solito, ma che ricalca e riprende quasi tutte le usanze tipiche degli altri eventi... e questa volta al posto della merenda l'aperitivo, e un brindisi al compleanno del Cinema Zuta! Per non parlare dell'ospite d'onore di questo evento, Francesco Cataluccio. Per parlarci un po' del personaggio gombrowiczano che ha dato il nome al Kino Zuta, quale voce più autorevole?

 

LE LETTURE:

- brano in cui Zuta appare per la prima volta nel romanzo Ferdydurke di Witold Gombrowicz del 1937, Einaudi 1961, traduzione di Sergio Miniussi (Mauro).

- racconto La legge di Franz Kafka. Il racconto si trova come parabola nel romanzo Il processo, ma anche nell'edizione di capodanno della rivista ebraica Selbstwehr, e come racconto breve nella raccolta Un medico di campagna. (Enrico).

 

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Gli "Otto punti":

 

Con la versione SMART del Cinema Zuta i bigliettini acquistano ancora più rilievo. Non potendo guardare insieme un film, la formula cambia e ognuno guarda e commenta un film a piacere nel proprio bigliettino. I bigliettini sono anonimi e non contengono indicazioni troppo precise sul film, vengono mescolati e ridistrubuiti "elettronicamente" e poi letti. Il gioco sta nell'indovinare non solo l'autore del bigliettino, ma anche il film! Ed è anche un ottimo spunto per poter vedere nuovi film.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I film visti dai partecipanti con i relativi bigliettini

 

1945 , Ferenc Török, 2017

La notte di San Lorenzo , Paolo e Vittorio Taviani, 1982

Once upon a time in Hollywood , Quentin Tarantino, 2019

Bright star , Jane Campion, 2009

La grande scommessa , Adam McKay, 2015

Una storia senza nome , Roberto Andò, 2018

La foresta dei pugnali volanti , Zhang Yimou, 2004

Whiplash , Damien Chazelle, 2014

Ave Cesare , Ethan e Joel Coen, 2016

Lazzaro felice , Alice Rohrwacher, 2018

A qualcuno piace caldo , Billy Wilder, 1959

La donna della domenica , Luigi Comencini, 1976

Cronaca di un amore , Michelangelo Antonioni, 1950

 

1) (1945) Siamo in un villaggio Ungherese, del dopo guerra, che si sta preparando per un matrimonio del figlio del sindaco. Sembra tutto proceda come deve andare, o quasi, ma arrivo di 2 forestieri ebrei (padre e figlio) porta al reimergere dei scheletri dall armadio e capovolgimento della trama. È un bellissimo film in bianco e nero da non perdere! (anche se parla male dei russi).

2) (La notte di San Lorenzo) Un pellegrinaggio disperato, in una notte d’estate, per salvare la propria vita. Un film semplice e intenso, dalle cadenze contadine, che restituisce l’assurdità e il dolore di una guerra civile.

3) (Once upon a time in Hollywood) Uno degli ultimi film che ho visto, prima di questa terribile quarantena, mi è piaciuto e ho apprezzato in particolare la parte finale. E’ un film malinconico dove il regista si sofferma e ci parla di un periodo del cinema americano con nostalgia e affetto . Il protagonista è un attore, quasi sul viale del tramonto, che si adatta anche a girare degli spot pubblicitari, dopo una brillante carriera nel genere western. Con il suo amico fidato si trova a vivere una notte particolare, che richiama un fatto di cronaca successo realmente. Sparatorie, violenza e umorismo si mescolano nel corso di quella notte, e guardando quelle immagini e pensando a quanto era successo davvero, avrei tanto voluto che se fosse andata proprio come nel film, di questo regista bravo e “geniale”.

4) (Bright star) E’ veramente raro che un film su un poeta riesca a rendere l’intensità della vita e la forza della creatività. Questo ci riesce, regalandoci dei momenti di grande emozione e facendoci partecipare profondamente ad una storia d’amore in cui è la passione rende immortale un autore morto giovanissimo.

5) (La grande scommessa) Scommettere contro le regole di tutto un mondo e batterle con il loro stesso meccanismo ? si può fare. Il Film (a metà tra un triller ed un documentario), tratta di un evento che circa dieci anni fa ha coinvolto tutti noi. La tematica era sicuramente difficile, ma il regista è riuscito a renderla interessante ed addirittura avvincente con l'aiuto di un cast eccezionale e con l'introduzione di personaggi famosi in situazioni improbabili proprio sulle spiegazioni scientifiche rendendo così la narrazione un'opera di divulgazione scientifica sul mondo della finanza. Insomma un film da proporre anche nelle scuole. Un aiuto: prodotto da Brad Pitt (irriconoscibile come attore) molte nomination agli Oscar , ha vinto per la miglor sceneggiatura non originale.

6) (Una storia senza nome) Film italiano del 2018 con Laura Morante, Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassman e Jerzy Skolimowski. Sì proprio lui, Skolimowski, uno dei più grandi registi viventi e non viventi. Ovviamente il nostro Jerzy interpreta un regista di grande fama. Egli realizzerà una pellicola basata su una sceneggiatura scritta da un ghostwriter e molto più pericolosa di quanto gli interessati possano anche solo lontanamente immaginare. Girato in una bellissima Palermo e a Roma. La recitazione è quella è, il soggetto anche, la regia piuttosto anonima, il montaggio discreto e le musiche mediocri. Nell’insieme un bel film per passare un’ora e cinquanta.

7) (La foresta dei pugnali volanti) Cina alla fine dell’Ottocento: un gruppo di ribelli si oppone all’Imperatore, il cui esercito si muove prepotentemente sul territorio per ristabilire l’ordine. Un inganno dovrà condurre un uomo dell’Imperatore dal capo dei ribelli e permetterne la cattura: ecco l’inizio di un lungo ed insidioso viaggio nella foresta. La Natura stessa fa parte dell’inganno: bellissimo e vividamente colorato creato selvaggio ma fortemente strumentale (poiché fornisce rifugio o cela trappola) nella contrapposizione tra le due fazioni. Le battaglie epiche spezzano il viaggio interiore dei personaggi che arriveranno alla fine del percorso fisico fortemente confusi, poiché quello emotivo ancora non si è concluso. Gli inganni perdono il velo, tutti insieme, la verità produce uno squarcio profondo che nemmeno l’Amore riesce a ricomporre se non in un tempo diverso da quello terreno. Colonna sonora di Shigeru Umebayashi che già fa commuovere da sola.

8) (Whiplash) Ho adorato questo film, soprattutto la cura che c’è stata per la fotografia e per il sonoro. La storia è molto semplice e chiara, nulla di complicato o cerebralmente difficile, ma c’è comunque un qualcosa nello svilupparsi delle vicende che ti attira e ti fa rimanere seduto sulla poltrona (o sul letto nel mio caso), raggiungendo poi l’apice del godimento con una performance finale da strapparsi i capelli. I personaggi li ho apprezzati quasi tutti: ho apprezzato anche il personaggio dello spietato insegnante, anche se non nego che mi abbia messo molta ansia durante la visione

9) (Ave Cesare) se siete curiosi di sbirciare nella vita di un Fixer nella Hollywood degli anni 50 questa è un'occasione imperdibile: attricette troppo disinvolte, sceneggiatori comunisti ed anche il rapimento di Gesù. L'eroico Fixer aggiusta tutto. Una festa!

10) (Lazzaro felice) Ci sono dei film che lasciano un sapore in bocca, un gusto che subito è difficile definire se è dolce o amaro, se è buono o cattivo. In passato, talvolta, mi è capitato dopo averne visto alcuni: lì per lì alcuni mi erano subito piaciuti, altri un po’ meno. Eppure avevano lasciato il segno. Alcuni ho dovuto rivederli per capire meglio e apprezzarli, altri li ho lasciati sedimentare. Ed era un po’ di tempo che non mi capitava e raramente mi era capitato per una pellicola italiana, peraltro anche recente. I personaggi e la vicenda narrata colpiscono in maniera particolare. Probabilmente il tempo aiuterà ad assaporare meglio.

11) (A qualcuno piace caldo) È un film che nonostante i suoi 61 anni continua a essere fresco, vitale e magico. È il mio film preferito. È una commedia in bianco e nero con regia brillante, dialoghi incalzanti, situazioni esilaranti scandite da una buona dose di musica jazz. Per non parlare della bravura degli attori: due uomini e una donna, e che donna! È la pietra miliare della commedia americana che si conclude con una delle migliori e più citate battute cinematografiche: nobody’s perfect.

12) (La donna della domenica) Un poliziesco italiano ambientato negli anni ’70, uno spaccato della Torino che la domenica va a porta palazzo a comprare oggetti di antiquariato, e non solo. Un poliziotto un po’ troppo elegante e seducente per essere un poliziotto di un giallo all’italiana indaga. Nemmeno una bellissima aristocratica gli resiste. Sullo sfondo prostitute e uomini d’affari si incontrano in un prato in un boschetto sulla precollina torinese.

13) (Cronaca di un amore) Una ragazza di umili origini, sposata con un ricco industriale, ritrova per caso un suo ex-fidanzato, e con lui riemergono le inquietanti ombre del suo passato, che si prolungano nel presente. Potrebbe trattarsi di un noir o di un thriller psicologico. In realtà, è molto di più. E’ il ritratto di due esseri incapaci di amarsi senza distruggere spietatamente tutto ciò che ostacola il loro amore. L’analisi lucida di due angosce esistenziali, sullo sfondo di una delle più convincenti rappresentazioni dell’Italia della ricostruzione. Fu definito, alla sua uscita, al tempo stesso un esordio e già un capolavoro. Rivisto oggi, rimane un capitolo assolutamente fondamentale per il nostro cinema, in quanto il regista (destinato ad avere brillanti successi di critica, più che di pubblico, e a influenzare generazioni intere di registi non solo italiani) seppe con lungimiranza guardare già oltre il neorealismo, e indicare la strada per una sua possibile evoluzione.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Mauro, Daniele, Daniela, Giusi, Enrico, Paolo, Patrizia, Alice, Nevia.

 

Evento 5 del 12 aprile 2020

 

LE LETTURE:

- Modern Jazz Quartet dal romanzo Madame di Antoni Libera del 1998, Longanesi 2002, traduzione di Vera Verdiani (Mauro).

- Madame la Directrice dal romanzo Madame di Antoni Libera del 1998, Longanesi 2002, traduzione di Vera Verdiani (Enrico).

 

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L'ascolto musicale:

 

Lola Montez dei Volbeat

 

 

Album completo dei Volbeat:
Outlaw Gentlemen & Shady Ladies

Seconda scelta
Hurt di Nine Inch Nails
Versione originale

Seconda scelta
Hurt di Nine Inch Nails
Versione di J.Cash

 

 

 

Happy days dei Blink-182
Riprese del gruppo in quarantena

 

 

 

Gli "Otto punti":

 

Con la versione SMART del Cinema Zuta i bigliettini acquistano ancora più rilievo. Non potendo guardare insieme un film, la formula cambia e ognuno guarda e commenta un film a piacere nel proprio bigliettino. I bigliettini sono anonimi e non contengono indicazioni troppo precise sul film, vengono mescolati e ridistrubuiti "elettronicamente" e poi letti. Il gioco sta nell'indovinare non solo l'autore del bigliettino, ma anche il film! Ed è anche un ottimo spunto per poter vedere nuovi film.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I film visti dai partecipanti con i relativi bigliettini

 

Nausicaä della Valle del vento, Hayao Miyazaki, 1984

Un uomo da marciapiede, John Schlesinger, 1969

Pirati! Briganti da strapazzo, Peter Lord e Jeff Newitt, 2012

Le onde del destino, Lars Von Trier, 1996

Mistic river, Clint Eastwood, 2003

Jojo Rabbit, Taika Waititi, 2019

Il piccolo diavolo, Roberto Benigni, 1988

Parasite, Bong Joon-ho, 2019

La merlettaia, Claude Goretta, 1977

Capri-Revolution, Mario Martone, 2018

Un sapore di ruggine e di ossa, Jacques Audiard, 2012

 

1) (Nausicaä della Valle del vento) Ho visto questo film, per la prima volta, qualche anno fa e subito sono rimasto incantato. È un film del 1984 e se per i suoi tempi è stato un precursore oggi, a poco meno di quarant’anni di distanza, è ancora attuale per il suo antimilitarismo, pacifismo e ambientalismo. La forza della natura è il motore del film e la netta separazione tra il bene e il male qui non esiste, sostituiti da sentimenti come la paura, che dura per tutta la pellicola, ostilità, fiducia: ogni personaggio partecipa all’azione con le proprie motivazioni, ognuno con la propria visione del mondo che contribuisce all’evoluzione della narrazione. La natura domina apparentemente ostile all’uomo con lo scopo di preservare solo se stessa. Anche le musiche contribuiscono a questo incanto. E il finale è da pelle d’oca

2) (Un uomo da marciapiede) Il mito americano del self made man e la menzogna dietro allo stesso. Al termine del decennio degli anni Sessanta c’è qualcuno che al mito ci crede ancora, seppur declinato in maniera semplicistica, ed in esso ripone tutte le proprie speranze. Cercando un punto di svolta, un uomo del sud, per sua ammissione inadatto a qualsiasi tipo di attività lavorativa ed alla ricerca del soldo facile, è fermamente convinto che in virtù del proprio aspetto (purtroppo per lui anacronisticamente) esotico farà la sua fortuna a New York. Lì si scontrerà con una realtà infinitamente più cinica di quanto egli stesso reputasse di essere. Dopo una serie di tentativi fallimentari di essere più spietato della brutalità in cui muove, l’unica via d’uscita che gli si offre è una fuga verso il sud est degli Stati Uniti -“goin’ where the weather suits my clothes” dalla colonna sonora-, nel tentativo di salvare la vita dell’unico amico (nonostante tutto il degrado emotivo e sociale di cui il film è intriso, quest’amicizia è riuscita a fiorire e ad insediarsi prepotentemente dentro l’anima del protagonista, suo malgrado) ed in definitiva la propria. Questa nuova opportunità di riscatto non verrà concessa poiché non esiste affrancamento alcuno da una società in irreversibile marcescenza. Film del 1969, tre Oscar (miglior film, regia e sceneggiatura non originale).

3) (Pirati! Briganti da strapazzo) Una ciurma di pirati che solca in mari alla ricerca di navi da attaccare e tesori da depredare, con la partecipazione di un Charles Darwin un po’ diverso da come ce lo ricordiamo, forse un po’ più ”plastilinoso”. Tutto quanto per una sola cosa: vincere il premio più ambito da ogni pirata e con esso anche il loro rispetto. Ovviamente non è Pirati dei Caraibi, ma si muore dal ridere lo stesso.

4) (Le onde del destino) Come si può riconoscere la voce di Dio? Chi ha diritto di giudicare una donna? Fin dove può portare l’amore? Un film doloroso, che fa piangere. E bellissimo.

5) (Mistic river) È un thriller drammatico ad alta densità psicologica, diretto magistralmente da un regista americano. È la storia di tre bambini e di un trauma che segnerà per sempre uno di loro e anche la loro amicizia. Sono passati tanti anni e i tre amici sono costretti a confrontarsi nuovamente perché la figlia di uno di loro viene uccisa. In quell’occasione riaffiorano i vecchi traumi e i nuovi sospetti, le indagini si fanno sempre più complesse e intricate e tutto si conclude con un finale spiazzante; muto, torbido e profondo, come un fiume… Splendida interpretazione degli attori, due di loro premiati anche con l’Oscar.

6) (Jojo Rabbit) Il film è ambientato nella Germania nazista, verso la fine della Seconda Guerra mondiale - il protagonista è il piccolo Johannes, da poco entrato a far parte della Gioventù hitleriana. Il bambino è animato dai più forti e puri "ideali" nazisti, sostenuti dal suo miglior amico: un immaginario Hitler buffo e impacciato. Tutto cambia quando Johannes scopre che sua mamma sta nascondendo una ragazza ebrea nella loro soffitta. Inizialmente shockato e arrabbiato con la madre, decide di sfruttare la situazione per scoprire i "segreti ebrei". Tuttavia, l'amicizia con la ragazza lo porterà a rivedere la propria visione del mondo, arrivando addirittura a litigare con il suo miglior amico Adolf.

7) (Il piccolo diavolo) Com’è fatto il Diavolo? Qual’ è la sua sapienza? Ha studiato la storia? E preparato in matematica? Come si appropria delle sue vittime? E’ un film molto istruttivo, coinvolgente, con attori azzeccatissimi e personaggi indimenticabili, essenziale per saperne di più dell’eterno Nemico del genere umano. E in più è divertente.

8) (Parasite) Per il film dato che quest’anno il Festival di Cannes è stato annullato ho pensato al film vincitore della palma d’oro dello scorso anno: lotta di classe tra chi riesce per stratagemmi ad arrivare in alto e quando rischia di perdere il benessere raggiunto farà di tutto per non tornare indietro

9) (La merlettaia)Non sono molti, forse, i capolavori cinematografici provenienti dalla Confederazione Elvetica, ma questo a mio avviso lo è. La storia non è ambientata in Svizzera ma a Parigi, e la protagonista è una ragazza timidissima che pare non desiderare altro che rimanere fuori dal gioco della vita. Quando però incontra un giovane timido come lei, e che sembra amarla davvero, tira fuori tutto il meglio di sé e ne paga le conseguenze, dal momento che lui, all’opposto, tira fuori il peggio. Più che un film femminista (come forse, alla fine degli anni ’70, qualcuno lo definì) è un film sulla sofferenza umana e sulla crudeltà. Pur girato in modo sostanzialmente “classico”, il film si conclude con un indiscutibile omaggio alla nouvelle vague: nel colmo della sventura, la protagonista regala agli spettatori un lunghissimo e muto sguardo in macchina, che riesce a ispirare in chiunque commozione e empatia.

10) (Capri-Revolution) Un regista italiano geniale ma anche invisibile, una fotografia meravigliosa, un sonoro altrettanto di rilievo. Storia romanzata incastonata in avvenimenti reali, solo un po’ spostati in avanti nel tempo, ambientata nel 1914. Non fa neanche male vedere per un paio d’ore sole e mare, anche se solo sullo schermo. Una pastorella che guarda le capre si evolve fino a dimostrare di essere più avanti di una comune di artisti e intellettuali, o dell’idealista dottore del villaggio.

11) (Un sapore di ruggine e di ossa) Film francese del 2012. Storia di una donna e di un uomo feriti dalla vita. Film brutale e potente. E sensibile insieme. Più di un melodramma e più di una storia d’amore, un viaggio di “riabilitazione” dei 2 splendidi protagonisti. E il personaggio di lui mi è rimasto nel cuore e mi è sembrato persino più potente del ruolo della ormai holliwoodiana protagonista.

12) (Capri-Revolution) Film del 2018. Ambientato a Capri nei mesi precedenti lo scoppio della prima guerra mondiale. Si parla di un tema classico - la contrapposizione tra spiritualismo e materialismo - sullo sfondo della vita "semplice" di una Capraia e degli eventi internazionali che preparavano l'ennesimo tentativo di autodistruzione dell'umanità. Le posizioni pro e conto sono caratterizzata in modo essenziale e riescono a giocare con gli stereotipi senza farsene imbrigliare: questo è sicuramente un grande merito del regista. Regia perfetta, invisibile, da grande cineasta. Non a caso il regista, italiano, e' estremamente apprezzato della critica e da chi scrive questo bigliettino. Per quest'ultimo il fatto che il regista del film abbia lavorato insieme al più grande di tutti - Pappi Corsicato - è sufficiente per inserirlo nella top list mondiale. Film Bellissimo!

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Mauro, Daniele, Daniela, Giusi, Enrico, Paolo, Patrizia, Alice, Nevia, Stan.

 

Evento 6 del 26 aprile 2020

 

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L'ascolto musicale:

 

Depth over distance
di Ben Howard

Ben Howard - cantautore inglese, nato nel 1987 a Londra. Inizia a comporre giovanissimo, ispirato a cantanti come John Martyn, Van Morrison, Neil Young e Simon & Garfunkel. Nel 2008 inizia a fare concerti sulla scena locale e autopubblica i primi singoli, tra cui anche Depth over distance. Nel 2011 firma un contratto discografico e pubblica il primo album completo, intitolato Every Kingdom, che richiama soprattutto le sonorità folk, con predominanza della chitarra acustica negli arrangiamenti. Nel 2014 esce il secondo album il secondo album I Forget Where We Were, che si allontana da sonorità folk, da spazio ad un nuovo suono, più complesso e sperimentale. Il terzo album Noonday Dream, esce nel 2018 ed è forse il più interessante nella discografia di Ben Howard.

 

Small things
(I forget where we were)

End of the affair
(I forget where we were)

Nica Libres at Dusk
(Noonday Dream)

 

 

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Gli "Otto punti":

 

Con la versione SMART del Cinema Zuta i bigliettini acquistano ancora più rilievo. Non potendo guardare insieme un film, la formula cambia e ognuno guarda e commenta un film a piacere nel proprio bigliettino. I bigliettini sono anonimi e non contengono indicazioni troppo precise sul film, vengono mescolati e ridistrubuiti "elettronicamente" e poi letti. Il gioco sta nell'indovinare non solo l'autore del bigliettino, ma anche il film! Ed è anche un ottimo spunto per poter vedere nuovi film.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I film visti dai partecipanti con i relativi bigliettini

 

Home Before Dark , Dana Fox, Dara Resnik, 2020

La signora della porta accanto , François Truffaut, 1981

Il signor Diavolo , Pupi Avati, 2019

Asso , Franco Castellano, Pipolo, 1981

Departures , Yojiro Takita, 2008

Il piccolo uomo delle grandi pianure , Akira Kurosawa, 1975

Brazil , Terry Gilliam, 1985

Légami , Pedro Almodovar, 1990

Soldi sporchi , Sam Raimi, 1998

Il buco , Galder Gaztelu-Urrutia, 2019

High-Rise , Ben Wheatley, 2015

Million Dollar Baby , Clint Eastwood, 2004

 

1) (Home Before Dark) Breve serie tv prodotta da Apple che prende spunto da un fatto di cronaca (ndr a proposito di una ragazzina di nove anni che grazie alla sua passione per il giornalismo risolve un caso di omicidio relativo a trent'anni prima) per raccontare una tenera e dolce storia d'amore tra adolescenti. Buona sceneggiatura, bella fotografia, musica e regia discrete per un lavoro che nel complesso è ben fatto e di facile fruizione; a prova del fatto che le due cose possono anche andare d'accordo.

2) (La signora della porta accanto) Un film dei primi anni ottanta, il penultimo di un grande regista prematuramente scomparso, grande ammiratore di Hitchcock senza esserne emulo. Un uomo e una donna, protagonisti anni prima di un’intensa e burrascosa relazione, si ritrovano per caso, ognuno con il proprio consorte, ad essere vicini di casa. L’inevitabile risveglio di una passione mai veramente sopita sarà, per entrambi, letale. Storia sentimentale e thriller psicologico, ma soprattutto il film di un Autore con la A maiuscola, che indulge anche, nella prima scena, a vezzi che ne tradiscono il passato “rivoluzionario” (il personaggio della “narratrice”, oltre a guardare in macchina, chiede un carrello indietro per mostrare la propria figura intera, uscendo platealmente dalla finzione cinematografica). Il film procede poi con tempi assolutamente perfetti, e la superba interpretazione di due grandissimi attori. Se qualcuno se lo fosse perso, è disponibile su una piattaforma di cui taccio il nome per non fare pubblicità.

3) (Il signor Diavolo) Bellissimo film horror di un regista italiano ambientato nella campagna ferrarese. Un bambino triste per la perdita dell’amichetto è disposto a tutto per risvegliarlo dalla morte, anche a vendere l’anima al diavolo. Ma è proprio andata così la storia? Colori desaturatissimi, vari personaggi sono caratterizzati da vistose occhiaie violacee… a indicare un ambiente e un contesto malsani… nonostante la campagna sfavilli sotto un sole meraviglioso… Infatti l’ambiente malsano non è quello fisico ma quello sociale e in particolare quello religioso, che si rivela intollerante, corrotto dalla politica e assetato di potere. Unico punto negativo la musica che sembra quella di una serie TV contemporanea americana horror di serie B e stona con l’ambientazione anni ’50. Se anche fosse un esperimento… non è ben riuscito. Per il resto il film è da vedere.

4) (Asso) In questo film Celentano e Edwige Fenech non ci fanno mancare nulla del loro repertorio individuale. Una giovane coppia di sposini è distrutta dalla di-lui dipendenza dal gioco. Girato, nella Milano di Celentano, negli anni "80, la trama ruota intorno al dio danaro e alla debolezza e mancanza di fibra morale dei cittadini delle potenze della vecchia Europa che si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro... scusate sto andando fuori tema. Il film non e' granché ma sono molto importanti i messaggi proposti.

5) (Departures) È un film giapponese del 2008 che tratta in modo sublime il tema più tetro e sgradevole di sempre: la morte. Il giovane protagonista è un violoncellista che a un certo punto della vita si trova senza lavoro e decide di tornare con la moglie nel proprio paese d’origine. Lì comincia a cercare lavoro, ne trova uno interessante, ma presto scopre - tra diversi equivoci comici – che non si tratta di un’agenzia di viaggi bensì di un’impresa di onoranze funebri. Questo equivoco è ovviamente voluto perché rappresenta il viaggio simbolico, cioè il viaggio esistenziale e introspettivo di un giovane uomo costretto ad affrontare sin da bambino i dolori dell’anima come l’abbandono del padre e, successivamente, la morte precoce della madre. La paura e il disgusto iniziali per il nuovo lavoro lasciano posto a una lenta maturazione e rappacificazione interiore del protagonista con il proprio passato e il proprio talento musicale fino a fargli scoprire un’autentica vocazione per il nuovo mestiere che non è come tutti gli altri mestieri. È l’atto finale di ogni esistenza umana, bella o brutta, felice o infelice che sia, ma sempre meritevole di dignità e compassione, di quell’ultimo inchino e saluto prima che il sipario si chiuda per sempre. Il giovane violoncellista giunge così anche a una profonda consapevolezza che l’arte - la musica compresa - si fa non soltanto per diventare un abile esecutore, ma semplicemente perché si ha bisogno di farla, perché non si può farne a meno e perché è l’unico modo per dare un po’ di bellezza e di sollievo alla vita preparandoci agli atti finali che ci attendono. Struggente.

6) (Il piccolo uomo delle grandi pianure) Il film racconta la storia della grande amicizia tra protagonista e un personaggio piuttosto bizzarro, che incontra per caso in un posto impensato. Da quel momento la loro amicizia, tra incontri e allontanamenti durerà per sempre. La vita del protagonista, improntata com’è all'amore per la natura, al rispetto e all'attenzione per i suoi simili è un modello di grande valore anche per il mondo attuale.

7) (Brazil) Mi è piaciuto per diversi motivi. Il primo è che non l,ho trovato datato e i miei figli si, datatissimo. Allora gli anni 80 sono decisamente la decade in cui sono stato contemporaneo. Brazil è del 1985. Quindi della mia decade. Il secondo motivo è che in Brazil si trovano delle idee così originali, o strampalate, che nessuno dopo le ha riproposte, perch6troppo riconoscibili. Le trovi solo lì. Un esempio? Il cattivo terrorista idraulico. Se volete vederne uno guardate Brazil, è De Niro.

8) (Légami) Questo film, girato circa trent’anni fa, parla di una storia d’amore decisamente inverosimile in cui la costruzione dei personaggi lega così bene da rendere il tutto molto credibile. Le ambientazioni sono semplici ma mai piatte e la storia scorre frizzante e per niente noiosa. Regista e parte degli attori sono noti. Questo film contribuì a lanciare uno dei protagonisti nell’universo hollywoodiano. Musiche di Ennio Morricone

9) (Soldi sporchi) Il film è ambientato in una cittadina americana tranquilla, dove si conoscono tutti, dove sembra non succeda mai nulla …. I protagonisti sono due fratelli che si trovano a dover gestire una cosa più grande di loro, sembrava così semplice poter cambiare vita ed invece non sarà poi così semplice… Bella la figura del fratello maggiore che pur sembrando sempliciotto, un po’ “ritardato” si rivelerà alla fine più sensibile ed umano tra i due.

10) (Il buco) Film spagnolo del 2019: il protagonista del film partecipa a una sperimentazione sociale che dovrebbe durare 6 mesi, senza conoscerne i dettagli e le modalità. Si risveglia in una stanza chiusa, dove c'è già un uomo anziano. Scopre che si tratta di un edificio verticale, dove a ogni livello c'è una stanza da due. Una piattaforma scende ogni giorno dai livelli superiori verso il basso, però non serve per trasportare le persone. I 2 compagni di stanza vengono spostati di livello ogni mese in modo casuale. Cambieranno a ogni spostamento, oppure rimarranno fedeli ai propri principi?

11) (High-Rise) Film inglese del 2016 con protagonisti, tra gli altri, Tom Hiddleston e Jeremy Irons. La storia è quella di un condominio progettato per avere tutte le attività all'interno (supermercato, tintoria, asilo , studio medico, piscina ecc ecc) in cui scoppiano diverse rivolte intestine (giovani Vs vecchi, ricchi Vs poveri, uomini vs donne ecc) sino al collasso definitivo dell' habitat interno. Lo sceneggiatore (premiato all' Award british indipendent film) non poteva immaginare che 4 anni dopo si sarebbe stati costretti a vivere il condominio in modo molto più assiduo ma con un'unica differenza: nel film i protagonisti escono solo per andare al lavoro, nella realtà odierna in molti casi non è prevista questa opzione.

12) (Million Dollar Baby) Dice uno dei 3 interpreti principali: “La boxe è qualcosa di innaturale, perché si fa sempre tutto al contrario. Quando vuoi spostarti a sinistra, non fai un passo a sinistra, spingi sull’alluce destro. Per spostarti a destra usi l’alluce sinistro. Invece di allontanarti dal dolore, come farebbe qualunque persona sana, gli vai incontro. Tutto nella boxe funziona al contrario.”. Più che un film sulla box è un film sull’eutanasia, che rifugge la pateticità in cui sarebbe facile (s)cadere. Il racconto di una esistenza, divisa tra speranza e rassegnazione. 3 grandi interpreti, tra cui il regista, che ormai dimostra di non avere le sole due espressioni per cui, per l’appunto, piaceva ad un celebre regista italiano: una con il cappello e una senza cappello.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Mauro, Daniele, Daniela, Giusi, Enrico, Paolo, Patrizia, Nicoletta, Stan, Nevia.

 

Evento 7 del 10 maggio 2020

 

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L'ascolto musicale:

 

So Long, And Thanks
For All The Fish
di A Perfect Circle

Un consiglio: Sober
dei Tool, il "gruppo principale"
di Maynard James Keenan

 

 

 

e per chi volesse approfondire il personaggio un documentario in 4 puntate (in inglese, 40 min circa in tutto):

Parte 1

Parte 2

Parte 3

Parte 4

 

Gli "Otto punti":

 

Con la versione SMART del Cinema Zuta i bigliettini acquistano ancora più rilievo. Non potendo guardare insieme un film, la formula cambia e ognuno guarda e commenta un film a piacere nel proprio bigliettino. I bigliettini sono anonimi e non contengono indicazioni troppo precise sul film, vengono mescolati e ridistrubuiti "elettronicamente" e poi letti. Il gioco sta nell'indovinare non solo l'autore del bigliettino, ma anche il film! Ed è anche un ottimo spunto per poter vedere nuovi film.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I film visti dai partecipanti con i relativi bigliettini

 

Gli sdraiati, Francesca Archibugi, 2017

Il sorpasso, Dino Risi, 1962

Contagion, Steven Soderbergh, 1998

The Irishman, Martin Scorsese, 2019

Napoli velata, Ferzan Özpetek, 2017

Her, Spike Jonze, 2013

Mangiare, bere, 1994

Enemy, Denis Villeneuve, 2013

La casa di Jack, Lars von Trier, 2018

Il mostro di St. Pauli, Fatih Akim, 2019

L.A. Zombie, Bruce LaBruce, 2010

Arrivederci ragazzi, Louis Malle, 1987

 

1) (Gli sdraiati) Premessa 1: questi bigliettini sono leggermente sovversivi ma hanno un fine nobile perchè vogliono mettere in guardia dal vedere due film che possono intrigare ma sono brutti. Premessa 2: non svelo il titolo nel bigliettino. Film 2: questo film si può benissimo non vedere, personalmente mi sono fatto tirare perchè ho notato che era liberamente tratto da un racconto di Michele Serra. Poteva essere un momento di leggera riflessione sull' italietta nostra. Mammia mia! pure prodotto da Rai Cinema con i soldi del nostro Canone! da boicottare. è la solita storiella del genitore separato, il figlio viziato adolescente.

2) (Il sorpasso) Uno dei grandi film italiani degli anni sessanta, quei film capaci di cogliere un aspetto della società e di far rispecchiare in esso tutto l'insieme. Le strade d’Italia, all’inizio dell’epoca dell’automobile come fenomeno collettivo, diventano il teatro di un road movie indimenticabile.

3) (Contagion) Finalmente l’ho visto! il film di cui tanti hanno parlato ultimamente… Anche se i film catastrofico-apocalittici non sono il mio genere, questo thriller è sorprendente per diversi motivi. Dal punto di vista tecnico-artistico è ineccepibile grazie all’abile regia e alle convincenti interpretazioni di un cast stellare, senza troppi fronzoli sia sotto forma di effetti speciali che di quelli drammatico-emotivi. Ma la sorpresa più sbalorditiva è la trama del film che crea una sensazione di straniamento nello spettatore stravolgendone la percezione della realtà, cancellando il confine tra il passato e il presente, tra la vita e la finzione. È sicuramente il più incredibile tra gli effetti speciali, una specie di déjà vu a posteriori che alcuni chiamano profezia… E già che ci siamo, adesso il nome e il cognome del colpevole zero lo sappiamo! si chiama Scott Z. Burns, lo sceneggiatore del film. Eh già! mica è casuale quella 'Z' nel cognome, è ovvio che sta per indicare 'Zero', l’agente Zero-Zero-Zero, la maligna spia segreta del ventunesimo secolo dai poteri di ubiquità mai visti prima, c’è dappertutto e collabora con tutti i governi contemporaneamente! Forse non c’è a Bora Bora, visto che là non si è ancora registrato alcun caso sospetto, o forse sta proprio lì? godendosi il suo cocktail sotto la palma… Non so, ma è ora di uscire dalla quarantena…

4) (The Irishman) Chissà se possiamo ritenere questo film 'C’era una volta in America' del suo autore. Il film attraversa diverse fasi temporali che percorrono almeno 50 anni di storia americana, mettendo al centro della storia il racconto della vita di 3 uomini e la classica saga di fratellanza lealtà e tradimento, tipica dei film di mafia. Cominciando in una casa di riposo, il film guarda a quel mondo dalla prospettiva della vecchiaia, con il suo fardello di ricordi, ma anche di rimpianti e rimorsi. I 3 attori principali sono dei fuoriclasse hollywoodiani, con nomi che denotano le origini italiane, così come, del resto, quelle del regista. L’ho visto al cinema ed è stato un piacere, ma temo non sia la stessa cosa vederlo in televisione; so che parecchie persone non ne hanno gradito il ritmo e la durata, ritenuta eccessiva. Volendo verificare se sia così. È già a 'disposizione', citando Stanislav, su di una nota piattaforma on-line.

5) (Napoli velata) Napoli, sabato sera. Dopo una tradizionale rappresentazione teatrale, Adriana, medico legale, è sedotta da un giovane uomo molto sicuro di sé. I due passano una notte di passione e decidono di vedersi il giorno dopo, però lui non si presenta all'appuntamento. Adriana è sconvolta quando scopre che il cadavere che deve esaminare lunedì al lavoro è quello del ragazzo con cui ha passato la notte. Decide allora di indagare sulla morte del ragazzo, ma non sarà semplice scoprire la verità, tra le ombre e i misteri di Napoli.

6) (Her) Questo film del 2013 parla di una storia d’amore decisamente inverosimile ambientata in un tempo molto prossimo a noi in cui le ambientazioni fortemente minimaliste, luminose e colorate sembrano essere in contrasto con la vite apparentemente piatte e monocordi delle persone che le popolano. Gli attori protagonisti sono particolarmente bravi nel mostrare in maniera delicata e preziosa le diverse declinazioni del loro rapporto rendendo il tutto decisamente credibile e i sentimenti di amicizia e amore vengono scandagliati e sondati senza gravità nelle loro profonde intimità.

7) (Mangiare) Opera del 1994, candidata all’Oscar come miglior film straniero. Attorno al cibo, sovrano indiscusso e contemporaneamente mezzo di comunicazione, si snoda la narrazione. Vengono prese in esame le vite dei quattro membri di una famiglia: ciascuno di loro sente stretta la tradizione oppure la modernità, secondo la propria spiccata e variegata indole. Un po’ per caso ma soprattutto per scelta caparbia, le vite di tutti i personaggi prenderanno una strada diversa e ben definita, che si rivelerà comunque felice.

8) (Enemy) Premessa 1: questi bigliettini sono leggermente sovversivi ma hanno un fine nobile perchè vogliono mettere in guardia dal vedere due film che possono intrigare ma sono brutti. Premessa 2: non svelo il titolo nel bigliettino. Film 1: questo film intriga perchè è girato da un giovane talento di quelli a cui Aiace dedica i corsi monografici: il pluripremiato Dennis Villeneuve. in aggiunta il film è liberamente tratto da un racconto di Josè Saramago. insomma, gli ingredienti ci sono ma la torta no. Il film risulta pretenzioso e lentissimo. ripropone il tema del doppio ma senza aggiungere nulla. Grazie per il tentativo Dennis ( per inciso, sta girando un sequel di Dune )

9) (La casa di Jack) Stati Uniti 1970, un ingegnere psicopatico con tendenze omicide gioca a scacchi con la polizia. La sua ossessione consiste nel tentativo di raggiungere il sublime 'confezionando' un omicidio che sia artisticamente perfetto. In quanto a sadismo a suo confronto il divin marchese (ndg Donatien-Alphonse-François de Sade) può essere considerato un'educanda. Il film è stato presentato fuori concorso al festival di Cannes del 2018 ed è stato applaudito a lungo. È davvero imponente il lavoro svolto dal regista per presentare nel metalinguaggio cinematografico ogni omicidio come un'opera d'arte. E ci riesce. Tanta post-produzione, effetti visivi sofisticati, attenzione maniacale ai dettagli ma soprattutto qui il regista si muove nel suo campo: le ossessioni di uno psicopatico e una forma artisticamente impeccabile.

10) (Il mostro di St. Pauli) Amburgo, quartiere a luci rosse, anni ‘70. Un locale che definire malfamato è un eufemismo. Un mostro che uccide, taglia a pezzi e conserva gli avanzi in casa. Film duramente criticato, spesso definito superficiale e privo di qualsiasi approfondimento psicologico e sociale, quasi un film di genere (nella sua accezione peggiore). Io credo che questa sia la sua forza; essa consiste nel presentare i fatti nella loro ‘brutalità’, nel ridurre il compito dell'intermediazione cinematografica alla declinazione formale di tale brutalità. Allo spettatore lascia il compito di costruire lo strato semantico che, tra parentesi, gli resterà in testa per molto tempo. Io ho un forte pregiudizio nei confronti di questo regista e non ho alcuna intenzione di metterlo in discussione (ne il pregiudizio, ne il regista). Quindi consiglio a tutti la visione di questo che reputo un film superbo degno di un grande regista come il nostro è.

11) (L.A. Zombie) Il film del 2010 viene presentato al 63^ festival di Locarno dopo essere stato rifiutato da svariati festival con l'accusa di oscenità e di inneggiamento alla necrofilia. Ambientato a Los Angeles, una delle scene è stata girata al L. A. River, luogo esatto della famosa scena di gara d'auto del musical Grease. Le musiche sono insieme ricercate, sofisticate e accattivanti: ma allora è possibile? Si! La trama si fatica a raccontare senza scadere in oscenità e quindi evito di farlo. Il livello è decisamente di livello elevato e il regista è senza dubbio un genio che vive già nel XXII secolo (poi lo comprenderanno). Film imperdibile che sarebbe comunque meglio guardare con gli occhi chiusi.

12) (Arrivederci ragazzi) Un film francese degli anni ’70, che affronta il tema della Resistenza mettendosi da uno dei punti di vista più sgradevoli, quello di un giovane che, spinto da motivi un po’ confusi, sceglie di entrare nella 'Police Allemande', cioè nella Gestapo. Pur con un ritmo non perfetto, il film sa restituire con efficacia l’interiorità del protagonista, che oltretutto, sentito in originale, ha un pesante e divertente accento del 'midi', quello che noi definiremmo 'barotto'. Divertente si fa dire, perché il film in realtà è molto drammatico e colpisce soprattutto per l’estrema durezza dei rapporti umani. Il regista, ormai molto affermato, aveva lavorato giovanissimo come assistente non accreditato in uno dei più noti film di Bresson. La protagonista femminile, che dimostrava diciott’anni pur avendone quasi trenta, negli anni successivi collaborerà fuggevolmente prima con Coppola e poi con Wim Wenders.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Mauro, Daniele, Daniela, Giusi, Enrico, Paolo, Patrizia, Nicoletta, Stan, Nevia.

 

Evento 8 del 10 maggio 2020

 

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L'ascolto musicale:

 

Level of Concern
di Twenty one pilots

 

Gli "Otto punti":

 

Con la versione SMART del Cinema Zuta i bigliettini acquistano ancora più rilievo. Non potendo guardare insieme un film, la formula cambia e ognuno guarda e commenta un film a piacere nel proprio bigliettino. I bigliettini sono anonimi e non contengono indicazioni troppo precise sul film, vengono mescolati e ridistrubuiti "elettronicamente" e poi letti. Il gioco sta nell'indovinare non solo l'autore del bigliettino, ma anche il film! Ed è anche un ottimo spunto per poter vedere nuovi film.

 

 

 

 

 

 

I film visti dai partecipanti con i relativi bigliettini

 

La donna che canta, Denis Villeneuve, 2010

L'Uomo che Uccise Don Chisciotte, Terry Gilliam, 2018

Single man, Tom Ford, 2009

Her, Spike Jonze, 2013

A Futile and Stupid Gesture, David Wain, 2018

Il talento di Mr. Ripley, Anthony Minghella, 1999

Dillinger è morto, Marco Ferreri, 1969

History of violence, David Cronenberg, 2005

 

1) (La donna che canta) quanto di più simile ad una tragedia greca io abbia visto al cinema. Film straordinario sulla Guerra, ambientato in Palestina. Purtroppo le prove seguenti del regista non sono state al livello di questo film, uscito già da alcuni anni.

2) (L'Uomo che Uccise Don Chisciotte) Ispirato a un romanzo di tanto tempo fa, non è una trasposizione ma è più fedele di una trasposizione. Se nel romanzo c'è un manoscritto, nel film c'è un film nel film, anzi tutto accade a causa di un film: uno di quei casi in cui è il cinema a ispirare la realtà. Quanto può influenzare la tua vita un personaggio che hai interpretato tanto tempo fa in un film? Qual è il limite tra l'immedesimazione è l'essere definitivamente posseduti dal personaggio stesso? Quando poi il personaggioi non può morire...

3) (Single man) Tutto molto elegante: la recitazione, i personaggi e gli interpreti, la sceneggiatura, i costumi, la colonna sonora. Non una sbavatura, tutto perfetto in questo racconto di un solo giorno della vita di un uomo, l’ultimo. George pianifica il suo suicidio in modo meticoloso; il suo piano verrà stravolto da tutta una serie di incontri che indurranno il protagonista a cambiare idea a fine giornata. La Morte arriva comunque, anche lei in modo elegante, e porta via George, forse riconducendolo indietro in quel tempo in cui era stato felice. Il film è del 2009, è tratto dall’omonimo romanzo di Christopher Isherwood, la colonna sonora è di Shigeru Umebayashi ed Abel Korzeniowski.

4) (Her) Questo film del 1984 racconta delle conseguenze sul protagonista di una storia d’amore malata, così intensa da diventare morbosamente gelosa fino a disintegrarsi. È una storia di solitudine con ampi spazi aperti da farle da contorno e lunghissimi silenzi a renderli unici.

5) (A Futile and Stupid Gesture) Film biografico, presentato al Sundance Film festival del 2018. Racconta la vita dello scrittore satirico Douglas Kenney. La voce narrante è una versione anziana (e immaginaria) dello stesso Kenney. La storia ripercorre la vita di Doug dal primo successo arrivato la pubblicazione del libro "Il signore dei Tranelli" (Bored of the Rings), la fondazione della rivista satirica "National Lampoon" e il lavoro come sceneggiatore per i film "Animal house" e "Palla da golf" (Caddyshack). Anche se la storia finisce tragicamente, il titolo del film ci suggerisce che anche la tragedia non andrebbe presa troppo seriamente.

6) (Il talento di Mr. Ripley) Il film americano del 1999 racconta quanto facile sia sbagliare strada e quanto facile sia trovarsi in un punto in cui non è possibile fare inversione a U. Per essere più precisi chiunque può imboccare una strada sbagliata, il problema sorge con chi è particolarmente talentuoso, con chi fa bene qualsiasi cosa provi a fare. Infatti quando tale individuo si accorgerà di aver sbagliato strada, ne avrà già percorso gran parte e se anche il fato, alle volte inopportunamente fulmineo nel darci il suo supporto, avrà contribuito, quell’individuo sarà irrimediabilmente perso. A quel punto il pubblico non abbandona il nostro “cattivo”, anzi inizia a “tifare” per lui e se potesse entrerebbe in sala montaggio per tagliare e incollare diversamente la pellicola al fine di fargli avere la meglio sui “buoni” che lo inseguono reclamando giustizia. Non ce ne sarà bisogno i “buoni” non prenderanno il “cattivo”. Dunque in sintesi, il soggetto è banale ma per un opera cinematografica va bene, la regia è ottima, il cast è di altissimo livello e non delude. Nella ricca e interessante colonna sonora troviamo anche la passione di San Matteo di Bach. La fotografia è bellissima ma la storia, ambientata nel secondo dopoguerra, ha come sfondo alcune delle più belle città di mare italiane. E così un po’ come accade nei film di Kim ki Duk, il pensiero che si fa largo è: sono capaci tutti a vincere premi per la miglior fotografia, etc.. se girano in meravigliosi e incontaminati luoghi della Corea del Sud. Infine racconto una piccola sequenza: un interrogatorio in questura a Venezia, ci sono - come nelle barzellette - un commissario romano che interroga, un turista americano che viene interrogato e un musicista italiano suo amico che si improvvisa traduttore. Il commissario chiede al turista americano se ha tendenze omosessuali, lui risponde (mentendo) di no e il suo amico italiano dice in inglese ad alta voce che ufficialmente in Italia non esistono

7) (Dillinger è morto) Forse il più importante prodotto del non particolarmente prolifico ’68 italiano, parlando ovviamente del ’68 cinematografico. Il regista fu uno dei più dissacranti, ma anche dei più bravi, che il cinema italiano abbia avuto. Dell’attore protagonista, che nel film vediamo per lo più da solo in una cucina, si è parlato recentemente. La trama del film è minima, se non inesistente, e tutto ruota attorno a infinite metafore visive e a qualche citazione di Marcuse e Umberto Eco. Fu girato quasi interamente nell’appartamento romano del pittore Mario Schifano, e nel cast troviamo anche la ex-compagna del pittore, che all’epoca flirtava con qualcuno dei Rolling Stones. Caso più unico che raro nella storia della critica italiana, soprattutto quando aveva a che fare con il cinema d’autore, il film non subì alcuna stroncatura, anzi, tutti ne riconobbero la validità e l’importanza e qualcuno gridò al capolavoro. Colonna sonora molto ricca, fatta per lo più delle canzoni che il protagonista ascolta in radio. Non ho trovato conferme, ma sono pressoché sicuro che il brano dei titoli di testa è eseguito dagli Swingle Singers (quelli, per intenderci, dell’Aria sulla quarta corda che fa da sigla a Quark).

8) (History of violence) 1. Bigliettino del film misterioso di dimenica 24/5/20 Film del 2005, appartenente a quello che viene definito il “secondo periodo” della produzione del celebre regista nord-americano (ma non statunitense). Questo suo film può essere considerato poco sperimentale (forse – apparentemente – di taglio convenzionale), rispetto agli altri del regista: il film sembra rappresentare la tragedia di un uomo comune, trovatosi per caso al centro di un equivolco e il detto “la violenza genera altra violenza” è un po’ il leitmotiv alla base del film. Il finale del film sottolinea come la violenza abbia risolto i problemi, ma non ha cancellato il dolore di una famiglia ormai in frantumi. Mito, incubo e sogno americano accompagnano la “storia” della messa a nudo di un uomo di fronte alla sua famiglia e a se stesso.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Mauro, Enrico, Paolo, Patrizia, Nicoletta, Stan.

 

Evento 9 del 6 settembre 2020

 

Gli "Otto punti":

 

I bigliettini su Woyzeck di Werner Herzog:

 

 

 

 

 

 

 

1) Questo è un film sulla violenza, quella che fa schizzare il sangue sul pavimento e quella, più subdola ma non meno feroce che si annida nelle relazioni di potere e forse nel dna umano. Herzog racconta la storia impeccabilmente, rappresentando il paesaggio e gli scorci della città in modo eccezionale.

2) Un buon uomo spinto alla follia e al delitto da due loschi figuri e dal fatto di essere cavia di esperimento medico sociale. Una storia talmente avanti rispetto al tempo in cui è stata scritta da poter essere usata come soggetto di una serie TV di oggi senza destare sospetti.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Mauro, Nicoletta, Professor Hertz, Giusi, Patrizia.

 

Evento 10 del 8 novembre 2020

 

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L'ascolto musicale:

 

Protect the Land
di System of a Down

 

 

I corti:

 

Défense de fumer
di Bruce LaBruce

Kung Fury
di David F. Sandberg

Lights Out
di David F. Sandberg

 

 

Gli "Otto punti":

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I film visti dai partecipanti con i relativi bigliettini

 

Giri/Haji Duty/Shame, Joe Barton, 2019

Il giudice, David Dobkin, 2014

Emma., Autumn de Wilde, 2020

Mr. Ove, Hannes Holm, 2015

Il colpevole - The guilty, Gustav Möller, 2018

V per Vendetta, James McTeigue, 2005

Monte, Amir Naderi, 2016

La ragazza con la pistola, Mario Monicelli, 1968

Caos Calmo, Antonello Grimaldi, 2008

Borat - Seguito di film, Jason Woliner, 2020

Estate violenta, Valerio Zurlini, 1959

 

1) (Giri/Haji Duty/Shame) Una storia intensa ed esteticamente molto bella. Giappone e Inghilterra: due culture diverse, due vite diverse. Un personaggio tormentato e giusto che sbaglia troppo, perché è umano, e più cerca di sistemare le cose più le rende complicate. Combattuto tra il proprio grandissimo senso del dovere e la giustizia. Regia magistrale, pur trattandosi di una serie TV non ha nulla da invidiare ad un film d’autore. Come va molto di moda oggi, diversi i linguaggi filmici e le tecnologie adottate… anche se queste scelte stilistiche non sono fatte, come spesso accade, in modo prevedibile e scontato ma danno un vero valore aggiunto al film.

2) (Il giudice) "Tu lo sai chi è il mio avvocato preferito...?" Tornare a casa a volte può essere molto doloroso.. Soprattutto se non hai un buon rapporto con i membri della tua famiglia, e se sei scappato tanti anni prima per non affrontare i tuoi sensi di colpa nei confronti di uno di loro. Ma ad un certo punto la resa dei conti diventa inevitabile, e per quanto dolorosa possa essere, è indispensabile per aiutarti a capire chi sei veramente. Il recupero delle origini, e del rapporto con i fratelli, saranno alla base di quel concetto ormai dimenticato di "famiglia" , che da ora in poi sarà invece parte fondamentale della vita che verrà.

3) (Emma.) Il film che vi propongo è uscito nel 2020 ed è l’ennesima trasposizione cinematografica di un romanzo abbastanza conosciuto di un’autrice famosa e conosciuta in tutto il mondo. È uno di quei film che vai a vedere poiché li hai già collezionati tutti o perché non hai avuto il tempo per leggere il romanzo e hai l’interrogazione il giorno dopo. Non mi figuravo ovviamente incredibili colpi di scena di trama ed avevo grandi aspettative sulla caratterizzazione dei personaggi; non sono rimasta delusa. I caratteri minori sono stati rispolverati a discapito di quelli chiave, questi ultimi forse un po’ limati ma a cui sono stati dedicati salienti siparietti monografici. Nell’insieme il film è molto gradevole, a tratti irriverente, scanzonato, colorato e moderno.

4) (Mr. Ove) O. è un burbero sessantenne svedese, che ha perso da poco la moglie ed è stato costretto a lasciare il lavoro che ha fatto da sempre. La vita per lui non ha più senso e tenta di suicidarsi più volte, ma viene costantemente interrotto dai vicini appena arrivati nel quartiere, che hanno bisogno del suo aiuto. Scopriamo il passato del protagonista attraverso dei flashback che si intrecciano con un presente in cui la vita, che sembrava finita, riacquista un senso.

5) (Il colpevole - The guilty) È un thriller danese del 2018 che rende onore ai tre pilastri del buon cinema: sceneggiatura, regia, recitazione. È un film “minimalista”, si svolge all’interno di due stanze di un centralino di polizia. Il protagonista principale, un poliziotto un po’ annoiato un po’ scocciato dal dover rispondere al numero di emergenza, a un certo punto riceve una telefonata da una donna che sembra aver sbagliato il numero. Il poliziotto non si lascia confondere dal discorso apparentemente sconclusionato della donna e capisce che in realtà si tratta di una velata richiesta di aiuto. Il poliziotto si attiva nel cercare di aiutare la donna e a breve susseguono altre telefonate e altre due voci protagoniste - una maschile e l’altra di una bambina - che ricostruiscono nell’immaginario dello spettatore la dinamica degli eventi che precedono la telefonata della donna. Il tutto in un crescendo di tensione e con un colpo di scena finale. È incredibile quello che è riuscito a fare il regista, che è anche lo sceneggiatore, con un protagonista (bravissimo!), tre voci e due stanze.

6) (V per Vendetta) Il film americano del 1999 racconta quanto facile sia sbagliare strada e quanto facile sia trovarsi in un punto in cui non è possibile fare inversione a U. Per essere più precisi chiunque può imboccare una strada sbagliata, il problema sorge con chi è particolarmente talentuoso, con chi fa bene qualsiasi cosa provi a fare. Infatti quando tale individuo si accorgerà di aver sbagliato strada, ne avrà già percorso gran parte e se anche il fato, alle volte inopportunamente fulmineo nel darci il suo supporto, avrà contribuito, quell’individuo sarà irrimediabilmente perso. A quel punto il pubblico non abbandona il nostro “cattivo”, anzi inizia a “tifare” per lui e se potesse entrerebbe in sala montaggio per tagliare e incollare diversamente la pellicola al fine di fargli avere la meglio sui “buoni” che lo inseguono reclamando giustizia. Non ce ne sarà bisogno i “buoni” non prenderanno il “cattivo”. Dunque in sintesi, il soggetto è banale ma per un opera cinematografica va bene, la regia è ottima, il cast è di altissimo livello e non delude. Nella ricca e interessante colonna sonora troviamo anche la passione di San Matteo di Bach. La fotografia è bellissima ma la storia, ambientata nel secondo dopoguerra, ha come sfondo alcune delle più belle città di mare italiane. E così un po’ come accade nei film di Kim ki Duk, il pensiero che si fa largo è: sono capaci tutti a vincere premi per la miglior fotografia, etc.. se girano in meravigliosi e incontaminati luoghi della Corea del Sud. Infine racconto una piccola sequenza: un interrogatorio in questura a Venezia, ci sono - come nelle barzellette - un commissario romano che interroga, un turista americano che viene interrogato e un musicista italiano suo amico che si improvvisa traduttore. Il commissario chiede al turista americano se ha tendenze omosessuali, lui risponde (mentendo) di no e il suo amico italiano dice in inglese ad alta voce che ufficialmente in Italia non esistono

7) (Monte) questo film è un po’ come una cura di antibiotici, bisogna arrivare alla fine. il che può essere impegnativo. io sono rimasto da solo, abbandonato via via dal resto della compagnia, ma ne valeva la pena. il film è molto rigoroso, allegorico e iraniano. Che non sono noti per l'allegria. Il regista di questo film in aggiunta ha una storia personale difficile, di orfano cresciuto in strada a Teheran che ha trovato la sua rivincita nel cinema. e questo film è un inno alla volontà contro il fato avverso ed il pregiudizio. ve lo consiglio se volete uscire dal tanto cinema ben confezionato ma in definitiva ripetitivo. non ve lo consiglio se avete avuto una giornata difficile.

8) (La ragazza con la pistola) Miei cari cinefili; Con un pò di ritardo invio il film per l’incontro di domani. Non ho visto nulla di recente che mi abbia colpito, e poi in questo nuovo periodo di chiusura non sono molto in “animo” ed allora ho pensato ad un film visto tanto tempo fa in TV: Una commedia italiana del regista Monicelli davvero bravo in questo genere Il film è divertente ed anche interessante per come descrive l’emancipazione di una ragazza siciliana che da “sedotta e abbandonata” si riscatta emancipandosi e non più vendicandosi come avrebbe voluto e dovuto fare per salvare l’onore….. Sarà facile indovinare

9) (Caos Calmo) Un uomo che non ce la fa più si siede su una panchina. E resta lì. Smette di inseguire il mondo e il mondo comincia ad andare da lui. Un film piacevole e ironico. Naturalmente molto lo fa il protagonista, che non avrebbe potuto essere un altro.

10) (Borat - Seguito di film) Trattasi di un documentario girato nel 2020 che si pone come obiettivo principale quello di evitare la disgrazia di una rielezione dell'attuale presidente degli Stati Uniti d’America. Il film-documentario cerca di ottenere tale obiettivo mettendo in evidenza gli errori, la superficialità e l’incompetenza dell'attuale gestione. In particolare elabora una tesi, sostenuta con solidi argomenti secondo cui, la causa dell'attuale pandemia sia da attribuirsi a gravissimi errori diplomatici sullo scacchiere internazionale compiuti in questi quattro anni dagli Stati Uniti d'America. Chiaramente ci troviamo al banchetto degli scenari complottistici, ma va detto che quello rappresentato è uno scenario decisamente convincente.

11) (Estate violenta) Film italiano della fine degli anni ’50, uno dei molti ambientati in quell’anno cruciale per l’Italia che fu il 1943. Sulla riviera romagnola, nei giorni che vanno da appena prima ad appena dopo il 25 luglio, si dipana la storia d’amore tra il giovane e sfaccendato figlio di un gerarca fascista (un attore francese allora poco più che esordiente ma destinato a una brillante carriera) ed una bella e riservatissima vedova di guerra (una diva italiana assai in voga, in quegli anni, ma oggi pressoché dimenticata). Il regista è considerato uno dei pochi “registi di donne” del cinema italiano del periodo, come si sa piuttosto “al maschile”.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Mauro, Nicoletta, Giusi, Patrizia, Nevia, Paolo, Stanislav, Daniele, Daniela, Enrico.